Ti ricordi l’ultima volta che hai fatto la manutenzione della caldaia? Quello con i controlli dell’impianto di riscaldamento è un appuntamento importante che non dovrebbe mai essere saltato. Il controllo periodico garantisce che la caldaia funzioni sempre con le massime performance e soprattutto che l’impianto sia sicuro.
Conosci le tempistiche e le normative che regolano questi controlli? In questo articolo approfondiremo l’argomento, dalle scadenze alle tipologie di controlli da effettuare fino alla normativa regionale.
Le parole d’ordine: manutenzione periodica e controllo dei fumi
Fare una revisione periodica dell’impianto di riscaldamento domestico è importante per diversi fattori: evitare cortocircuiti, impedire eventuali fughe di gas, scongiurare l’accumulo di monossido di carbonio, evitare guasti e anomalie, non ultimo risparmiare energia e consumi mantenendo l’apparecchio in buona salute.
Per prima cosa occorre specificare che per la revisione dell’impianto sono previste due tipologie di interventi: la manutenzione della caldaia e la verifica dei fumi.
Una manutenzione periodica garantisce il buon funzionamento dell’impianto nel tempo e ne preserva la sicurezza e l’efficienza.
La frequenza della manutenzione non è fissata per legge ma dipende dalle indicazioni riportate dal produttore sul libretto d’uso della caldaia. Dopo il primo controllo sarà il tecnico specializzato a decidere con quale periodicità si dovrà fare la revisione della caldaia dell’impianto.
Il controllo dei fumi è un’analisi della combustione e dell’ossido di carbonio che resta concentrato nella caldaia, viene effettuato secondo tempistiche stabilite per legge in base alla potenza e all’alimentazione dell’impianto.
In sostanza per gli impianti domestici alimentati a gasolio, pellet o legna deve essere effettuato ogni 2 anni, mentre per quelli alimentati a gas, metano o gpl, il controllo è previsto ogni 4 anni.
In Lombardia, invece, la verifica dei fumi è obbligatoria ogni due anni.
Se il controllo dei fumi dà esito positivo il manutentore rilascia, e applica sul libretto della caldaia, il bollino blu che attesta l’avvenuta verifica.
Cosa succede se non viene fatta la manutenzione della caldaia? Pericoli e sanzioni
Una manutenzione scorretta e poco frequente della caldaia di casa può essere fonte di gravi pericoli. Tre i principali:
- la fuoriuscita di gas, con il rischio di intossicazione e di un’esplosione;
- la formazione di monossido di carbonio (un derivato della combustione), inodore e molto tossico;
- un cortocircuito, con conseguente incendio.
Inoltre, come per tutti gli inadempimenti di legge, anche nel caso della mancata manutenzione della caldaia e controllo dei fumi si può incorrere in sanzioni.
L’entità della multa amministrativa per la mancata manutenzione della caldaia è regolata dal decreto legislativo n.192 del 2005 e prevede un importo minimo di 500 euro fino ad arrivare a un massimo di 3.000 euro.
Oltre alla sanzione, non controllando la caldaia nei termini previsti, si potrebbero avere anche problemi con l’assicurazione della casa che potrebbe non coprire eventuali danni provocati dall’impianto.
La normativa per la manutenzione della caldaia e il controllo dei fumi
Attualmente nel nostro Paese sono in vigore il D.P.R.16 aprile 2013 n.74 che definisce i criteri generali in materia di esercizio, conduzione, controllo, manutenzione e ispezione degli impianti termici per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici e per la preparazione dell’acqua per usi igienici e sanitari; e il D.M. 10 febbraio 2014 che definisce il nuovo modello di libretto di impianto per la climatizzazione degli ambienti e il rapporto di controllo di efficienza energetica.
La normativa prevede che sia individuato un soggetto responsabile della manutenzione dell’impianto. Solitamente è il proprietario dell’immobile. Se l’abitazione è data in locazione il responsabile è invece l’inquilino; se si tratta di un impianto centralizzato è l’amministratore di condominio a doversi preoccupare della manutenzione.
Ogni caldaia è dotata di libretto di impianto che è una vera e propria carta d’identità che contiene le caratteristiche tecniche dell’impianto e le eventuali modifiche apportate nel tempo come la sostituzione di componenti.
Il tecnico manutentore è obbligato per legge a rilasciare un report della manutenzione e a compilare il libretto di impianto nelle parti pertinenti e poi trasmettere i dati dell’impianto al catasto regionale. Ogni Regione è tenuta a dotarsi di un catasto degli impianti termici online con lo scopo di tenere traccia con una mappatura aggiornata e puntuale di tutti gli impianti.
La normativa in Lombardia
La Regione Lombardia, recepite le disposizioni nazionali, ha stabilito di eseguire il controllo dei fumi ogni due anni.
Dal 2014 ogni impianto termico installato e funzionante nelle case lombarde è dotato di “Targa dell’Impianto”. La targa identificativa viene apposta dall’installatore e riporta un codice univoco che resta valido per tutta la vita dell’impianto.
Grazie al codice l’impianto può essere sempre riconosciuto e tracciato anche all’interno del CURIT - il Catasto Unico Regionale Impianti Termici.
Ogni cittadino può accedere al CURIT con il codice della targa e attraverso la propria carta regionale dei servizi, in ogni momento può verificare che il proprio impianto sia regolarmente registrato e i controlli che sono stati effettuati nel tempo. Utile soprattutto quando si acquista una nuova casa oppure si è locatari in un nuovo appartamento!
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